Lettera Pastorale Epifania 2019

+ SALVATORE MICALEF

PER GRAZIA DI DIO E DELLA SANTA CHIESA

VESCOVO ORDINARIO

Prot. n. 149/2019 v- o

LETTERA PASTORALE EPIFANIA 2019

Fratelli e Sorelle carissimi,

la grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi. I Re Magi non giunsero a mani vuote dall’Oriente a Betlemme, per venerare il Re dell’Universo, che si manifestava al mondo nel giorno dell’Epifania, avevano preparato dei doni, che presentarono con immenso onore: l’oro, che indica la regalità di Gesù; l’incenso, il suo sacerdozio; la mirra, usata nella preparazione dei corpi per la sepoltura, l’espiazione dei peccati attraverso la morte. «Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt. 2, 9-11). Come i pastori erano stati chiamati dall’angelo a partecipare della Gloria di Dio e della pace degli uomini, così ora i Magi, esperti astronomi, venivano guidati dalla stella per partecipare anch’essi all’evento che ha mutato storia e destini dell’intera umanità. Leggiamo dagli scritti di sant’Agostino: «Da pochissimi giorni abbiamo celebrato il Natale del Signore, in questi giorni celebriamo con non minore solennità la sua manifestazione, con la quale cominciò a farsi conoscere dai pagani… Era nato colui che è la pietra angolare, la pace fra provenienti dalla circoncisione e dalla non incirconcisione, perché si unissero in lui che è la nostra pace e che ha fatto dei due un popolo solo. Tutto questo è stato prefigurato per i Giudei nei pastori, per i pagani nei Magi… I pastori giudei sono stati condotti a lui dall’annuncio di un angelo, i Magi pagani dall’apparizione di una stella» (Sermone 201,1; PL 38 1031). L’Epifania, dunque, celebra l’universalità della Chiesa: l’Emmanuele il Dio con noi, è giunto in terra per chiamare ognuno alla Verità e per indicare la strada per raggiungerla e salvarsi. I Re Magi, che appartenevano alla casta sacerdotale ereditaria della religione zoroastriana, hanno creduto nei segni celesti, «i cieli narrano la gloria di Dio» (Sal. 19, 2), li hanno saputi decifrare e con immensa gioia si sono genuflessi a Cristo Re. Non hanno proposto alla Madonna e a san Giuseppe di educare il Bambino Divino nella loro religione, ma si sono sottomessi al Pargolo celeste; non hanno cercato un dialogo, un confronto, uno scambio di opinioni; non hanno neppure portato la loro esperienza o le loro interpretazioni, questi sapienti si sono umilmente prostrati alla Verità, all’Amore, alla Bellezza che avevano dinnanzi. L’Epifania perciò celebra non l’ecumenismo, bensì l’universalità della Chiesa, ovvero la chiamata dei gentili alla Fede. E il posto della stella è stato preso dal Vangelo, che invita ancora tutta l’umanità disorientata alla conversione del proprio essere a Cristo, l’Unto di Dio, il Messia tanto atteso dalle genti. Nel 614 la Palestina fu occupata dai Persiani guidati da Re Cosroe II e distrussero quasi tutte le chiese cristiane, risparmiando la Basilica della Natività di Betlemme perché sulla facciata vi era un mosaico raffigurante i Magi vestiti con l’abito tradizionale persiano. Marco Polo afferma di aver visitato le tombe dei Magi nella città di Saba, a sud di Teheran, intorno al 1270: «In Persia è la città ch’è chiamata Saba, dalla quale si partirono i tre Re che andarono ad adorare Dio quando nacque. In quella città sono seppelliti i tre Magi in una bella tomba, e sono ancora tutti interi con barba e con i capelli: uno si chiamava di nome Beltasar, l’altro Gaspar, e il terzo Melquior.» Per il 6 gennaio che cosa abbiamo preparato per il Nostro Salvatore? Imitiamo un poco i saggi Sacerdoti venuti dall’Oriente e con semplicità adoriamo Gesù Bambino con l’oro dei nostri sacrifici, l’incenso delle nostre preghiere, la mirra del nostro pentimento. Accogliamo con gioia in questa festa dell’Epifania la manifestazione della gloria di Dio nella carne umana del Cristo, di quel bambino che accogliamo come dono della misericordia di Dio e del suo amore verso tutti gli uomini. Il significato di questa festa è che accogliamo il dono di apertura della salvezza a tutti gli uomini: nessuno è escluso dall’amore di Dio e dalla redenzione di Cristo. Ci sentiamo quindi accolti con il massimo della disponibilità del Signore. Ci presentiamo davanti a Lui con sincerità e umiltà riconoscendo di avere bisogno della sua grazia e del sul perdono e confidando proprio in questo. In conclusione, io spero molto nel cammino della prossima Quaresima; per questo prego e vi chiedo di pregare perché la nostra Prelatura Cattolica “SS. Pietro e Paolo” possa crescere nella fede, nelle vocazioni e nella comunione e anche di lei si possa dire con il profeta: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Perché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria risplende su di te… Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie ti sono portate in braccio» (Is 60, 1-2.4).

Buona Befana a tutti!

Dato a Roma nella Sede Episcopale il 06 Gennaio 2019

+ Salvatore Micalef

Vescovo Ordinario

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